lunedì 16 maggio 2011
Sulla dolce morte
Ieri in Svizzera si votava per escludere dal suicidio assistito i non residenti nel cantone di Zurigo, su diretta richiesta dell'Unione Democratica Federale e del Partito Evangelico. Tolte le basiche considerazioni sul fatto che poi ci assomigliamo tutti- fuori gli stranieri! solo noi abbiamo diritto alla dolce morte!- Zurigo, per fortuna, ha trovato la richiesta assurda e ha votato per il no. Questo significa che se un'italian*, colpit* da grave malattia, decidesse di morire prima di arrivare a soffrire terribilmente, potrebbe anche decidere di farlo, in Svizzera. Senza vergogna, assistito dai parenti tutti, in un luogo confortevole, con la musica che gli piace di più; può anche decidere di non farlo, poco prima dell'iniezione. Grazie al barbiturico, il sonno sopraggiunge nel giro di tre minuti, e nel giro di cinque si ridona il proprio corpo al ciclo biologico di morte-vita e la propria anima al Dio, esistente o inesistente, che si è pregato per una vita. Questo argomento fa inorridire molti, soprattutto i cattolici che praticano la loro crociata contro il volere dell'uomo applicato al volere di Dio; ora, senza voler entrare nella conversazione diretta con l'Altissimo, che personalmente non mi appartiene, vorrei sottolineare che per secoli la Chiesa rifiutò la scienza come pratica del demonio, e perchè si opponeva al volere divino. In effetti, l'accanimento terapeutico interviene proprio dove Dio non è riuscito a terminare. Nutre chi non può più nutrirsi, alzarsi, parlare, decidere per sè. Decide per chi ancora non giace in un sonno eterno e finalmente ristoratore che è meglio rimanere un'altra decina d'anni, fermi a pensare in un letto, a maledire quei burattini senz'anima che si muovono davanti a chi vorrebbe essere già morto ma non può, e trova che l'anima sia lungi dall'essere salvata da quegli insensibili maestri del sondino e del catetere. Trovo barbaro e medioevale questo atteggiamento che esclude l'autocoscienza e la decisione individuale. Siccome non mi sognerei mai di andare da un cattolico a dirgli come deve morire, e soprattutto vivere, non comprendo perchè la sua visione della vita e della morte debba influenzare anche la mia. Voglio poter decidere come vivere e come morire, se la mia sorte è quella di non avere un corpo che reagisce più al mio pensiero. Come si può essere liberi, se, nel caso di malattia, non possiamo dignitosamente dichiarare di voler morire, perchè nel nostro cattolico modo di vedere il mondo, non è una scelta dignitosa? No grazie, io penso che sia sufficente così, già sopportare la mediocrità di certe considerazioni, i pregiudizi per una vita, la televisione di silvio, i culi sfacciati delle moderne passeggiatrici che si spacciano per paladine della liberazione femminile, la Moratti che si mette a piangere solo a dire Milano, la parola comunista millantata per far inorridire o esultare le folle, i contratti a progetto alle cassiere dei supermercati, Fede che indica come terroristi tutti quelli che portano la barba; non ho deciso io di vivere tutto questo, in caso di malattia grave, potrò almeno decidere come morire? Zurigo, salvaci tu.
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